Piazza del Gesù e la chiesa di San Silvestro
Piazza del Gesù e la chiesa di San Silvestro, a Viterbo costituiscono un complesso architettonico di notevole valore per la città. Sicuramente meritevole di una più incisiva valorizzazione
PIAZZA DEL GESU’
Nel Vicolo dei Pellegrini, che collega Piazza della Morte a Piazza del Gesù [così come Via S. Lorenzo), un’antica lapide di marmo con intorno una cornice di peperino, infissa sulla facciata di un fabbricato, risalente alla fine dell’XI secolo o agli inizi del XII, ricorda l’esistenza di un ricovero per i pellegrini che si recavano a Roma attraverso la Via Francigena, passante per Viterbo. Nello stesso vicolo è il Palazzo dei Prefetti Di Vico, antichi signori nonché tiranni della città fino al ‘300: la costruzione si estende ai due lati della Chiesa di S Silvestro ed è stata recentemente restaurata. Si arriva quindi in Piazza del Gesù, primitivo centro della vita cittadina: su di essa prospettano i resti, inglobati in un edificio posteriore, del primo palazzo comunale della città, costruito nell’XI secolo, la Torre del Borgognone, antiche case e la Chiesa di S. Silvestro o del Gesù, di grande importanza storica. La piazza riveste notevole interesse storico – artistico e ha conservato la semplice austerità del Medioevo. AI centro è la fontana del Gesù, la cui erezione è recente (1923), ma è composta da frammenti di epoca rinascimentale di provenienza diversa. La vasca centrale faceva parte di una fontana che si trovava nel chiostro del monastero di S. Domenico, oggi non più esistente (al suo posto è l’attuale Via Tommaso Carletti). Sulla piazza comunque esisteva una fontana fin dal XIV secolo. In Piazza del Gesù ebbe sede il primo Comune di Viterbo (vi rimase fino alla metà del XIII secolo, quando venne eretto il Palazzo dei Priori) in un edificio all’angolo con Via S. Lorenzo, di cui oggi si possono intravedere gli archi romanici del portico, murati in un fabbricato successivo, e un antico profferlo. Di fronte, all’ingresso della piazza, è la massiccia Torre del Borgognone, risalente al XII secolo. Essa prende il nome da tale Messer Angelo detto il Borgognone, del quale il Comune aveva adottato la lunghezza del piede, moltiplicata per dieci, come unità ufficiale di misura [il “passo”), riportandola alla base della torre stessa, dove è ancora visibile.
Chiude la piazza la singolare facciata della Chiesa di S. Silvestro.
LA CHIESA DI S. SILVESTRO
la chiesa risale all’XI secolo, rivestì un ruolo di primo piano fino a metà Duecento e in seguito molti ordini e corporazioni si alternarono nell’officiarla: l’Arte degli Ortolani, i Gesuiti, i Carmelitani Scalzi, i Penitenti e la Confraternita del Nome di Gesù, da cui derivò l’altra intitolazione dell’edificio, e che la mantenne fino a metà Novecento. Lasciata poi in abbandono, subì crolli nella parte posteriore, fino al provvidenziale restauro del 1987 a spese della Cassa di Risparmio. Attualmente la chiesa è assegnata ai Cavalieri e alle Dame dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro, residenti in Viterbo.
Questo umile edificio romanico è passato alla storia europea per un grave delitto commessovi il 13 marzo 1271. Si trovavano in quei giorni a Viterbo, di ritorno da una crociata in Tunisia, Carlo d’Angiò (re di Sicilia) e Filippo 111 (re di Francia) per sollecitare la conclusione del famoso conclave che si protraeva da anni. Alla corte di Carlo era Enrico di Cornovaglia, cugino di Edoardo I d’Inghilterra. Giunsero in città anche Guido e Simone di Montfort, figli del conte di Leicester, fatto uccidere dal sovrano inglese dopo la battaglia di Eversham, in cui il conte capeggiava una rivolta di baroni. L’occasione apparve favorevole ai fratelli Montfort per vendicare la barbara morte del padre e l’onore della famiglia: durante la Messa, colsero di sorpresa il giovane Enrico di Cornovaglia e lo trucidarono nonostante avesse cercato scampo presso l’altare; fu ucciso anche un diacono che aveva cercato d’interporsi ed un altro chierico ferito mortalmente. Il cuore del principe si trova ora a Londra nell’Abbazia di Westminster, mentre i Montfort si barcamenarono tra fughe, scomuniche e condanne. L’episodio è ricordato da Dante Alighieri nell’Inferno, dove Guido è posto nel cerchio dei violenti contro il prossimo, immersi nel sangue bollente:
“poco piu’ oltre il centauro s’affisse
sovra una gente che ‘nfino a la gola
parea che di quel bulicame uscisse.
Mostrocci un’ombra da l’un canto sola
dicendo: “colui fesse in grembo a dio
lo cor che ‘n su tamigi ancor si cola”.
(inferno, canto xii, vv. 115-120)
ESTERNO
La facciata di S. Silvestro termina singolarmente in un campanile a vela; il portale architravato è sormontato da una lunetta nella quale un affresco appena restaurato raffigura una Madonna col Bambino. Sopra di essa è il simbolo della Confraternita del Nome di Gesù e quindi una monofora. Nel campanile sono inseriti fregi marmorei di epoca antecedente, così come le sculture arcaiche (due leoni) sugli spioventi, probabilmente resti di un portico; infine, sulla parte posteriore dell’edificio, un altro campaniletto a vela.
INTERNO
L’interno ad una navata è molto semplice, con il soffitto a capriate, due monofore per ogni parete e un oculo sovrastante la piccola abside. Sulle pareti e nell’abside (affiancata dalle due porte d’ingresso alla sagrestia con antiche iscrizioni) sono affreschi votivi che vanno dal ‘300 al ‘500, tra cui si menzionano quelli presso l’ingresso, i più antichi. AI centro del presbiterio è appeso un Crocifisso ligneo del ‘600, proveniente da S. Maria Nuova. ”
Da:
Francesco Mecucci
VITERBO
Labirintus Graphics & editors
Viterbo, 2004 pp. 47-48