Acquarossa La città di un Re

Acquarossa La città di un Re

Là dove nacque l’architettura, la pittura e la scultura italiana.

Acquarossa La città di un Re

A breve distanza da Viterbo un alto e dirupato promontorio tufaceo lungo circa un chilometro è il sito archeologico etrusco di Acquarossa che prende il nome da una suggestiva sorgente che fa sgorgare dalla terra antica un profluvio d’acqua, appunto rossa, per la grande quantità di ossidi di ferro che contiene. Negli anni ‘60 dello scorso secolo Re Gustavo VI Adolfo di Svezia vi condusse insieme all’Istituto Svedese di Studi Classici di Roma, diverse campagne di scavo che portarono alla luce un abitato etrusco di 2700 anni fa.

La cittadina dipendente forse dalla grande lucumonia di Velzna (Orvieto), oltre ad essere un attivo centro economico con l’estrazione e la lavorazione di minerali di ferro, controllava tutto il commercio che dal Tirreno era diretto verso il Tevere e il centro dell’Etruria. Distrutto per una guerra interna alle città etrusche nel corso del VI sec. a.C. e poi del tutto abbandonato. La coltre di terra che l’aveva ricoperto, in particolare nei luoghi più bassi al limite del perimetro, ne aveva conservato il ricordo in tracce di capanne, resti di diverse abitazioni e in un’area monumentale. Un’abitazione postavi accanto, forse la residenza del lucumone, completava tale impianto urbanistico. Tutta l’area delimitata da tre strade era racchiusa da un alto muro che in parte è stato possibile ricostruire in loco.

Quanto vi era tutelato da sguardi profani è stato ricostituito in un’attraente realtà realizzata all’interno del Museo Nazionale Etrusco della Rocca Albornoz di Viterbo ed oggi, grazie alla tecnica informatica in una coinvolgente virtualità. Questo luogo ci ha restituito, assieme ad altre abitazioni, un quadro archeologico, storico ed artistico, di un Popolo che fino allora era conosciuto per le sue necropoli e le ricche tombe. Acquarossa ci mostra e ci fa conoscere, infatti, gli Etruschi vivi nella loro quotidianità famigliare e sociale; qui si assiste al passaggio dalle antiche preistoriche capanne alle vere e proprie case e quanto avveniva di trasformazione architettonica dell’edilizia nel proseguo del tempo e mentre la tecnica di costruzione delle mura domestiche ancora, in alcuni casi, è quella secolare delle capanne – graticcio- palancato, pisè (argilla compressa entro casseforme lignee), si avvia un processo di maggiore stabilità e sicurezza con l’uso sempre più generalizzato di grandi blocchi di tufo.

Il valore di Acquarossa è anche quello di aver confermato quanto dell’architettura e dell’edilizia domestica fino allora era stato desunto unicamente dalle tombe; questo è un altro indiscusso merito di Acquarossa; quello di aver cambiato radicalmente il concetto che solo i templi avessero una ricca decorazione architettonica in terracotta.

Come a suo tempo ebbe a scrivere il grande etruscologo Massimo Pallottino: ”Ciò che nessuna fonte scritta ci ha tramandato è emerso ad Acquarossa”. Proprio per questo, affascinata da tali scoperte l’equipe di scavo dell’Istituto Svedese di Studi Classici di Roma ha voluto riprodurre nel Museo nazionale di Viterbo in più e diversi modi la realtà di 2600 anni fa con la fedele ricostruzione dei tetti, dei frontoni, del portico, delle costruzioni dell’area monumentale, del triclinio e perfino di alcuni mobili rustici.

Oggi l’amore per la propria terra e la capacità imprenditoriale del proprietario dell”antica città di Acquarossa continua questa singolare opera ricostruendo esattamente diverse abitazioni etrusche nelle stesse forme, nelle simili decorazioni, sugli stessi luoghi che ne conservano le reliquie.E’ una proposizione nuova quella che si vuole sperimentare: far vivere direttamente per quanto possibile l’esperienza umana delle Etrusche Genti di 2700 anni fa.

Prof.Paolo Giannini