Centenario fondazione Società Archeologica Viterbese PRO FERENTO 1906-2006 – 100 anni di volontariato per l’archeologia

IL 18 NOVEMBRE 1906 SI COSTITUIVA IN VITERBO LA SOCIETA’ ARCHEOLOGICA VITERBESE “PRO FERENTO” Questo evento non fu altro che la naturale conclusione di varie vicende legate a precedenti scoperte, molto importanti e clamorose. Infatti, nel 1902, durante gli scavi praticati nel proscenio, nell’orchestra ed in parte nella cavea del teatro – i cui ruderi grandiosi e affascinanti si ergevano sulla collina di Pianicara, biancheggiante di sassi, macerie di marmo e laterizio – i signori Luigi Rossi Danielli e Luigi Balestra portarono alla luce sei stupende statue rappresentanti le Muse ed una raffigurante un grazioso genio alato, nonché molteplici avanzi marmorei, che dovevano far parte delle ricche decorazioni della scena teatrale. Altri lavori di riscoperta dell’antica città furono fatti nelle immediate vicinanze del teatro portando alla luce l’area delle terme ed il tracciato urbano (decumanus) dell’antica Ferentiense). Iniziava così la valorizzazione e la riscoperta di questa città, che i Viterbesi rasero al suolo nel 1172. E’ quindi, proprio in seguito a queste eccezionali scoperte che il Consiglio della già costituita Società per la conservazione dei Monumenti, al fine di proseguire le ricerche e approfondire scientificamente gli studi, deliberò di fondare la Società Archeologica Viterbese “Pro Ferento”. Era il 18 novembre 1906. A questa associazione aderirono 60 soci-azionisti, tra i quali spiccavano i nomi di cittadini prestigiosi, tutti appassionati di archeologia e storia locale: Luigi Rossi Danielli, Domenico Sansoni, Anselmo Anselmi, Costantino Zei, Giacomo Polidori, Pietro Afan de Rivera, Filippo Ascenzi, Gino Rosi, Andrea Scriattoli, Pompeo Aloisi, Ciro Calisti, Filippo Cassani, Pietro Giusti, Riccardo Marini, Augusto Gargana, Giuseppe Signorelli, Pietro Egidi, Cesare Pinzi. S. E. il Duca D. Pietro Lante della Rovere fu designato quale primo Presidente della novella Società, mentre la sede fu ubicata nel palazzo degli Alessandri, nel quartiere S. Pellegrino in Viterbo. Fu presa a simbolo dell’associazione la PALMA, stemma della città di Ferento, contornata dalla scritta CIVITAS SPLENDIDISSIMA FERENTIENSIUM, rinvenuta in un’epigrafe del II sec. d.C.. Gli scopi e gli obiettivi della Società furono ben precisi e subito delineati, come risulta dal Bollettino Storico Archeologico Viterbese (Anno I, fasc. I, IV, Viterbo 1908): ….. esplorare l’area della distrutta città di Ferento con opportuni scavi archeologici diretti al solo fine scientifico di riporre in luce gli avanzi meravigliosi degli antichi edifici che resero un dì Ferento città splendidissima e di costituire cogli oggetti rinvenuti un apposito Museo Ferentano che possa con le sue epigrafi e con i suoi cimeli fornire materia per illustrare degnamente la Storia e l’Arte della nostra regione. Le prime ricerche presero l’avvio dopo che fu accolta la richiesta inoltrata al Ministero della Pubblica Istruzione (allora competente del settore), su motivato parere favorevole della Commissione Centrale d’Antichità e Belle Arti. Concesso il permesso nel gennaio del 1908, il 22 luglio dello stesso anno l’ing. L. Rossi Danielli avviò e diresse le operazioni di scavo e lo studio della necropoli etrusco-romana nel versante meridionale della collina di Pianicara e profuse in questa opera tutto il suo entusiasmo di appassionato ricercatore. II I lavori proseguirono senza sosta nel “borgo” di Ferento, nella zona periferica della città e nell’area delle terme romane, mentre la Soprintendenza competente si riservò lo scavo del teatro. L’ing. Rossi Danielli relazionò nel Giornale di scavo, corredandolo di disegni, tutti i ritrovamenti relativi alle Terme, mentre il prof. E. Galli ne stilò due rapporti (pubblicati su “Notizie degli scavi”), registrando in tal modo gli atti e i rinvenimenti che oggi possiamo apprezzare: il primo è datato 21 luglio –27 settembre 1908; il secondo 28 settembre – 21 ottobre 1908. Un terzo rapporto di fine ottobre 1908 fu invece redatto dal prof. Milani. La prima campagna di scavo si chiuse ufficialmente il 5 dicembre 1908, con un successo inaspettato per gli importanti ritrovamenti archeologici effettuati: • preziose epigrafi marmoree che, in seguito, hanno contribuito alla conoscenza sia dell’ordinamento giuridico sia dell’architettura e dell’urbanistica, nonché della storia relativa alla città di Ferento; • le tombe della famiglia dei Postumi; • il colombario dei Cinci (di cui oggi rimangono soltanto il disegno eseguito da L. Rossi Danielli e le foto dell’epoca); • altri ipogei di grande importanza; • il decumanus maximus; • pavimentazioni a mosaico. III La morte di Luigi Rossi Danielli, suo principale e convinto animatore, avvenuta prematuramente il 10 maggio 1909, non affievolì l’impegno della Società, che continuò ad operare con lo stesso entusiasmo, tanto che fu intrapresa, sotto la direzione del pof. Pietro Egidi, una seconda campagna di scavo dal 22 giugno al 16 ottobre dello stesso anno. Gli scavi continuarono nel 1911 e nello stesso periodo iniziò la pubblicazione del “Bollettino Storico Archeologico di Viterbo”. Finalmente, nel 1927 la Società Archeologica Viterbese “Pro Ferento” ebbe dallo Stato Italiano il riconoscimento giuridico ufficiale: il 29 settembre, il Re Vittorio Emanuele III, dalla sua tenuta di San Rossore, firmò il decreto relativo all’erezione in ENTE MORALE, approvandone lo Statuto; il tutto controfirmato dal Guardasigilli Rocco (N. 2880 della G.U. del Regno d’Italia; 23–XII-1927. Così la Società “Pro Ferento” fu inclusa di diritto nell’insieme degli Enti ai quali lo Stato affida tutt’ora la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico-archeologico ed artistico della Nazione. Dagli anni 30’ fino agli anni 60’, con le vicende dell’ultima guerra mondiale e la scomparsa dei più illustri personaggi che ne furono i promotori, la Società attraversò un periodo di crisi e scarsa attività, ma l’eredità culturale non era andata persa. Infatti, nel 1966 un gruppo di giovani di buona volontà e coscienza archeologica rese di nuovo operativa la SOCIETÀ ARCHEOLOGICA VITERBESE “PRO FERENTO”. IV Il nuovo logo, tutt’oggi in vigore, sintetizza i tre periodi della città di Ferento: lo specchio il periodo etrusco, il teatro il periodo romano, mentre il manico a forma di palma riproduce lo stemma di Ferento medievale. Da allora i volontari, in collaborazione con la Soprintendenza per l’Etruria Meridionale, si sono sempre impegnati, nello spirito degli illustri predecessori, con passione, coerenza e disinteresse, per la difesa del patrimonio storico ed archeologico di Viterbo e della Tuscia. Nel 1968 la Soprintendenza, riconoscendone le serietà dell’operato, affidò la ricerca topografica e lo studio storico-archeologico della zona di Riello alla Società che vi individuò due centri etruschi e cinque necropoli, identificando inoltre la città romana di Surrena Nova (Viterbo), fino ad allora solo ipotizzata; la Società ha ampliato così il suo raggio d’azione operando alla riscoperta delle origini etrusche di Viterbo, esplorandone metodologicamente il territorio e le necropoli. Furono ripulite varie tombe che restituirono reperti di grande valore, andate ad arricchire il Museo di Viterbo. Nella zona furono scoperte inoltre alcune tombe dipinte. Molteplici sono le attività in cui la Società si è distinta negli anni: ricognizioni e rilievi; rinvenimenti di tombe, antiche strade e importanti iscrizioni; recupero di reperti, oggi custoditi presso il Museo Nazionale Rocca Albornoz; segnalazione e sorveglianza di scavi abusivi per contrastare l’opera devastante dei “tombaroli”; cicli di conferenze con la partecipazione dei nomi più prestigiosi dell’etruscologia e corsi di formazione. Ha inoltre collaborato con re Gustavo Adolfo VI di Svezia durante gli scavi dell’abitato etrusco di Acquarossa e con L’Ecole Française de Rome presso il sito di Musarna. Tra gli eventi più clamorosi ascrivibili alla Società, notevoli sono il ritrovamento del mosaico di Musarna e il rientro a Viterbo delle Muse di Ferento (consegnate subito dopo il ritrovamento nel 1902 al Museo archeologico di Firenze, competente territoriale dell’epoca), realizzato con mezzi militari dal Presidente allora in carica. Nel 1998 la Società, su richiesta del Monastero di S. Rosa, ha effettuato uno studio approfondito su migliaia di frammenti ceramici custoditi nel Convento e la ricostruzione e restauro di numerosi oggetti. I risultati di questo lavoro sono confluiti in due mostre (1999-2000) e nella pubblicazione del catalogo “Le ceramiche del Monastero di S. Rosa da Viterbo”. Inoltre, in occasione del Centenario è stato presentato il libro-guida “Tuscia Nascosta”. Attualmente la Società si sta occupando della realizzazione del PARCO ARCHEOLOGICO DI POGGIO GIUDIO, presso Porta Faul, dove ha già riportato alla luce le antiche fornaci adibite alla preparazione della calce. ….e ancora, dopo cento anni di appassionata attività, i volontari della Società Archeologica Viterbese “Pro Ferento” continuano oggi a mantenere vivo l’amore per la propria terra e per la ricerca storico-archeologica, quali eredi spirituali di una grande tradizione.

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